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Prefazione del libro

Non sono trascorsi molti anni da quando la celiachia era ritenuta una
malattia di esclusivo appannaggio dei pediatri. Il sospetto diagnostico era
prevalentemente clinico nel primo anno di vita, e la conferma era
molto complessa e fonte di sofferenza per il paziente.
Ora che i mezzi diagnostici sono molto più sofisticati, relativamente più
semplici e meno dolorosi, si è visto che la celiachia, interessando un numero
sempre più vasto di persone, sia bambini sia adulti, è diventata una
delle malattie rare più diffuse al mondo, con una frequenza in Italia di
un caso ogni 100-150 individui.
La sua prevalenza, la capacità di indurre malattie e le possibilità di cura
rendono la celiachia una condizione di salute che non deve interessare
solo la classe medica, ma la società intesa nel senso più ampio.
Per questo motivo non deve più essere considerata solo una malattia, ma una
condizione diversa di vita, che se adeguatamente seguita non provoca
nessuno dei problemi di salute per i quali è tristemente nota.
La buona cultura medica associata alle migliori conoscenze da parte dei
pazienti, o dei loro genitori quando si tratta di pazienti bambini, e la possibilità
di una diagnosi estremamente precoce, quando si inizia ad avere
il sospetto della celiachia, consentono di evitare tutti i disturbi: dai più
semplici (dolori addominali diffusi) ai più gravi (linfoma, tumori intestinali,
malattie autoimmuni).
Negli ultimi anni, non sono più soltanto i pediatri e i gastroenterologi a
preoccuparsi della diagnosi precoce della celiachia, perché anche i medici
di famiglia pongono molta attenzione a disturbi che apparentemente
poco hanno a che vedere con questa intolleranza,ma che invece spesso ne
sono sintomi, come anemia, stanchezza o infertilità.
Anche se al momento le nuove informazioni sulla celiachia si sono diffuse
molto rapidamente tra i medici, il discorso è diverso se si pensa alla società
in generale. Occorre affrontare un lavoro capillare che faccia conoscere
la realtà di questo problema a tutta la società, perché gli amici, le
famiglie, i compagni di lavoro, l’industria alimentare possano contribuire
a rendere meno difficoltoso seguire la dieta e quindi la vita del celiaco,
sia esso un bambino o un adulto.
Claudio Fabris
Professore Ordinario di Pediatria presso l’Università di Torino.
Direttore del Dipartimento di Scienze Pediatriche e dell’Adolescenza dell’Università
di Torino.
Enrico Bertino
Professore Associato di Pediatria presso l’Università di Torino.

tratto da Sono celiaco, non malato! - di Raffaella Oppimitti e Gianfranco Trapani
red edizioni

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